“Verso una didattica inclusiva”

La didattica inclusiva, definita come formazione di qualità per tutti, è un autentico orientamento educativo, un approccio all’insegnamento e all’interazione che consente a tutti gli studenti di acquisire una formazione permanente, nel rispetto di ogni studente indipendentemente dall’esistenza di difficoltà o di disabilità certificate.

Formulando azioni pedagogiche innovative, si cerca di scardinare vecchie modalità didattiche, prevalentemente di tipo esclusivamente trasmissivo, sperimentando esperienze di insegnamento attive, percorsi innovativi e attività immersive attraverso le quali si cerca di superare un’unica modalità di insegnamento, rispettando le esigenze individuali e l’unicità di ogni persona. Questo approccio inclusivo comporta un cambio di prospettiva, un approccio all’eterogeneità che deve tenere conto di una serie di variabili come l’originalità degli stili, le strategie di apprendimento, i bisogni emotivi, le relazioni e il contesto ambientale.

Nel rispetto della comunicazione e della partecipazione democratica, all’interno di un tessuto caratterizzato da una pluralità di culture diverse si delinea un processo di azioni inclusive per
realizzare il diritto di tutti gli studenti all’apprendimento. Parlare di didattica inclusiva significa quindi avere un approccio all’educazione che miri a garantire il diritto all’istruzione di tutti, tenendo conto delle diversità degli stili cognitivi e delle differenze culturali, linguistiche o socio-economiche di ogni studente. Con l’introduzione dell’ICF (International Classification of Disability and Health) gli studiosi hanno assunto un orientamento differente nella direzione interpretativa, da un’interpretazione dei bisogni individuali ad un’interpretazione sociale e di funzionamento della persona nei contesti nei quali vive ed opera. Questa nuova visione ha avuto un impatto positivo sulle dinamiche attuate nel processo di apprendimento di tutti gli studenti e sulle strategie di approccio didattico adottate dagli insegnanti per garantire un’adeguata inclusione. Stiamo assistendo ad un cambiamento di paradigma che comporta il passaggio da una prospettiva razionale lineare a fenomeni complessi della vita reale.

Oggi nelle scuole italiane ci sono studenti che presentano differenze più o meno visibili di cui spesso non siamo consapevoli. Se utilizziamo modelli antropologici funzionali, come il modello ICF, una persona può differire dall’altra per una enorme quantità di fattori: nel corpo, nelle competenze, nella partecipazione sociale, nei contesti sociali in cui vive, dalla tipologia di famiglia agli ambienti religiosi, culturali, sociali ed economici e nei contesti personali, identitari e psicoaffettivi che la caratterizzano.
Comprendere, studiare e valorizzare tutte le differenze individuali degli studenti e degli insegnanti significa arricchire il principio di uguaglianza e giustizia con equità e giustizia.
L’idea e le prassi di giustizia sociale diventeranno realmente tali quando accanto all’uguaglianza riusciremo a realizzare il principio di equità, ovvero il fare differenze positive, una specie di
discriminazione al contrario, compensativa e di supporto, che ci permette di gestire le risorse in modo differente per supportare tutti gli alunni verso un’uguaglianza sostanziale e una reale opportunità di successo formativo e di inclusione.

La scuola può essere la vera regista delle azioni di conoscenza della globalità dell’alunno. In passato si riteneva che la scuola avesse una posizione di circolarità in quanto punto fermo e completo dove potessero convergere i diversi abiti potenziali degli studenti dal contesto familiare a quello sociale educativo. La conoscenza globale delle personalità degli studenti consente oggi di stabilire importanti relazioni tra elementi di conoscenza e valutazioni attraverso la sintassi di un modello antropologico globale, transprofessionale e transculturale come solo ICF attualmente può presentare.

Il punto di partenza è considerare le potenzialità degli studenti, differenziando i programmi di insegnamento in modo che possano adattarsi attivamente alle situazioni eterogenee degli studenti. Sarebbe inappropriato offrire un’unica opportunità di apprendimento a studenti con stili di apprendimento diversi, ma spesso è proprio ciò che accade. Un framework concettuale molto utile per articolare la didattica ordinaria in tante e diverse possibilità è l’Universal Design for Learning (CAST, 2011; Meyer, Rose e Gordon, 2014; Savia e Mule, 2015), che ci aiuta a progettare un curricolo flessibile e forme diverse di attività sulla base di una concettualizzazione delle attività di apprendimento e di sviluppo di competenze ricavate dalla psicologia cognitiva e dalle neuroscienze.

Per realizzare una didattica inclusiva è necessario progettare e presentare la lezione e le attività attraverso metodologie e strategie che consentano a ciascuno di apprendere i contenuti attraverso l’esperienza e le conoscenze pregresse, utilizzando modalità che sono più consone allo studente. Alla base della didattica inclusiva c’è la progettazione, la collaborazione e la partecipazione congiunta di tutti gli attori coinvolti nel raggiungimento di traguardi condivisi, perché la didattica inclusiva è una didattica pensata, progettata e pianificata fin dall’inizio sulla base delle variabilità individuali. Una scuola inclusiva deve essere in grado di contrastare il più possibile i vari fenomeni di mancato raggiungimento delle competenze individuali.

Parliamo di una cultura didattica orientata al principio dell’evidence based, una forte richiesta di azioni attive, fondate sulle evidenze prodotte dalla ricerca scientifica che garantiscono metodi di insegnamento e apprendimento efficaci. In questo senso, l’approccio inclusivo diventa un modello di educazione, un modello di didattica innovativa, poiché rappresenta un insieme funzionale di procedure e strategie didattiche in grado di stimolare la creatività e l’ispirazione negli insegnanti.

Roberta Tardi
Docente di lingue straniere moderne, specializzata ed esperta nei processi di inclusione e in didattica e psicopedagogia per i disturbi specifici di apprendimento, esperto valutatore dei processi didattici, formatore di educazione linguistica e di linguaggi verbali e non verbali per i docenti, esperta in didattica dell’italiano per stranieri, in didattica orientativa e mentoring, orientamento formativo professionale, colloquio nella relazione di aiuto e career guidance. Scrive articoli su riviste specialistiche ed è autrice di saggi e pubblicazioni.

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