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Come gestire in classe un bambino con disturbo di iperattività

Avere in classe un bambino definito “iperattivo” non è una situazione di facile gestione. Durante le attività scolastiche i disturbi di questo genere emergono inevitabilmente ed è fondamentale per l’insegnante adottare un atteggiamento che aiuti il bambino e ne riduca i sintomi.

Innanzitutto cominciamo a dire che il bambino si comporta in questo modo perché soffre di un disturbo specifico che non riesce a tenere sotto controllo. È compito dell’insegnante accogliere questa difficoltà, evitando in ogni caso atteggiamenti punitivi. Le reazioni incontrollate del bambino agiscono su più fronti. Un insegnante può vivere stati di ansia e tensione per la difficoltà di saper prendere nel modo corretto lo studente. Anche perché nella maggioranza dei casi i docenti non sono guidati da esperti ma lasciati a loro stessi.

Bisogna dire che non ci sono strategie che vanno bene per tutti, poiché ogni bambino è diverso in base a tutta una serie di fattori come contesto familiare, età, sintomi etc. etc. ma ci sono linee guide che possono aiutare sia il docente che l’alunno.

Capiamo prima di tutto cosa vuol dire ADHD. Questo è un acronimo che comprende disturbi vari riconducibili tutti a iperattività e deficit di attenzione. I sintomi più evidenti sono iperattività, crisi di rabbia, tendenza a provocare litigi o sfide, difficoltà ad aderire alle regole, tendenza ad annoiarsi facilmente, aggressività.

Bisogna distinguere tra una forte vivacità e l’ADHD. In che modo? Il disturbo di attenzione rende impossibile allo studente applicarsi su qualcosa, diventando qualcosa di precludente della sua stessa esistenza.

Cosa può fare l’insegnante? Mai cadere nella provocazione dell’alunno ponendosi sullo stesso piano; non usare in nessun caso violenza verbale; essere coerenti tra ciò che si dice e si fa; ricompensare l’alunno quando fa qualcosa di positivo, gratificarlo e dargli fiducia. È importante che il docente si mostri saldo e sicuro, senza far avvertire mai insicurezza. Impartendo regole chiare.

Il bambino con ADHD deve essere aiutato a canalizzare le proprie energie in tempi e scadenze ben precise, per cui l’insegnante potrà guidarlo nell’esecuzione di compiti secondo delle scansioni di attività e pause, senza costringere il bambino in attività eccessivamente lunghe e che mettono a dura prova la sua capacità di concentrazione. Si possono stabilire giornalmente dei semplici obbiettivi da raggiungere, accorciando i tempi di lavoro e facendo brevi ma frequenti pause.

Può essere d’aiuto mettere il bambino in un posto vicino alla cattedra, dove può essere monitorato nei suoi progressi, senza dimenticare che per attirare la sua attenzione è fondamentale il contatto oculare.

Non c’è, come dicevamo, una panacea che vada bene per tutti i bambini affetti da questo disturbo, ma sicuramente la pazienza e la dedizione di un insegnante può fare la differenza nella loro vita e nel loro sentirsi accettati e sostenuti, nonostante le difficoltà.


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