In questi nostri tempi moderni la scuola si è dovuta interrogare sulle modalità diverse di apprendimento di ogni bambino che si affaccia alla vita scolastica. Molto è stato detto cercando di contenere in determinate categorie, identificate da patologie o meno, i bisogni educativi di ogni alunno. Il concetto di bisogno educativo speciale che incuriosisce i meno inseriti nel campo scolastico sociale e che ha suscitato e suscita interesse di natura teorica e applicativa, porta con sé una prassi di riconoscimento dei bisogni e una conseguente individualizzazione di approcci.
Si parla di bisogno educativo speciale (BES)/ Special educational need (SEN) per identificare una macrocategoria che comprende tutte le possibili difficoltà educative apprenditive degli alunni. Di qualsiasi natura sia il bisogno c’è una matrice comune che li avvicina, il diritto a ricevere un intervento educativo individualizzato efficace. I bisogni educativi normali, quelli di sviluppo delle competenze, di appartenenza sociale, di identità autonoma diventano bisogni speciali, più complessi a cui è più difficile dare una risposta adeguata per soddisfarli. Sarebbe bene pensare che ci sono solo bisogni unici in ogni persona e che siamo tutti speciali, tutti diversi, ma con un proprio valore. E’ ciò che fa diventare un bisogno speciale “unico”. La prospettiva è quella di una “full inclusion”, un’idea di scuola inclusiva per tutti gli alunni, bandendo e svuotando di valore le dinamiche di labeling attribuite alla macrocategoria dei BES.
Leggere in modo adeguato i bisogni e rispondere con una logica di supporto e individualizzazione inclusiva è un passo significativo verso un’inclusione completa garantendo il massimo apprendimento per tutti gli alunni dando il diritto a tutti di realizzare il massimo potenziale.
La nozione di «Bisogno Linguistico Specifico», BiLS (Daloiso,2013), nasce nell’ambito della glottodidattica. Si tratta di individuare all’interno della macro-categoria dei BES una particolare categoria di alunni che presentano fragilità significative nell’area dell’apprendimento linguistico e che perciò richiedono un’attenzione specifica da parte dei docenti di lingue. Le competenze linguistiche sono il bagaglio di conoscenze e abilità che una persona possiede nella lingua madre (L1) e nelle altre lingue (lingue straniere) apprese in modo formale o informale.
La competenza comunicativa, intesa come un insieme di sottocompetenze linguistiche e non linguistiche, se posseduta, consente di usare la lingua in modo efficace per agire socialmente. La scuola deve sostenere tutti gli alunni nello sviluppo di questa competenza in tutte le lingue comprese nel curricolo scolastico.
Questo processo, che assume il nome di “educazione linguistica” (EL), non può essere esclusivo, cioè non può essere ridotto a un obiettivo elitario per pochi alunni ma deve necessariamente essere un processo inclusivo, rivolto a tutti, anche a coloro in condizione di svantaggio scolastico, nell’area della comunicazione, del linguaggio e/o dell’apprendimento.
I BiLS possono derivare da un disturbo nelle seguenti aree:
Comunicazione
Alcuni alunni possono presentare disturbi nella componente comunicativa del linguaggio. L’insegnamento linguistico contribuisce allo sviluppo di una generale competenza comunicativa, che include la gestione e l’integrazione del codice verbale con linguaggi non verbali (mimica, gestualità..) che può interessare la capacità di comprendere le regole della conversazione.
Linguaggio
In età evolutiva possono sorgere difficoltà specifiche nell’acquisizione della lingua materna nella sua dimensione orale con implicazioni nell’acquisizione del vocabolario e nell’uso di alcune strutture morfosintattiche. L’oralità costituisce una premessa indispensabile per lo sviluppo delle abilità scritte.
Apprendimento
Nella categoria diagnostica dei DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento) rientrano alunni che presentano persistenti difficoltà nell’apprendimento delle abilità scolastiche di base, quali lettura, scrittura e calcolo. La lettura e la scrittura rientrano tra le cinque abilità linguistiche (comprensione e produzione orale, interazione orale, comprensione e produzione scritta) su cui si fonda buona parte della competenza comunicativa.
Mentre la finalità dell’insegnamento di una lingua straniera è lo sviluppo della competenza comunicativa in una lingua specifica, l’obiettivo generale dell’EL è il raggiungimento di tre mete generali: la culturalizzazione, imparare a far parte di uno o più gruppi linguistico-culturali; la socializzazione, stabilire relazioni linguistico-culturali senza problemi e l’autorealizzazione, soddisfare i propri bisogni e realizzare il proprio progetto di vita.
L’EL non è un processo naturale, come può essere invece l’acquisizione spontanea di una lingua attraverso la semplice interazione con i parlanti nativi, l’EL ha luogo in un contesto strutturato e formale come la scuola, costruito da figure professionali che devono operare scelte in termini di metodologia, materiali, supporti all’apprendimento.
Negli interventi didattici con gli alunni con BiLS sono preposte figure specializzate nell’educazione linguistica, non solo il docente di sostegno o il tutor dell’apprendimento, che possono proporre interventi di recupero o potenziamento linguistico attraverso strategie di glottodidattica individualizzata in piccoli gruppi, ma anche il docente curriculare di lingua, programmando e gestendo l’insegnamento linguistico con il docente di sostegno per garantire un processo inclusivo nel gruppo classe.
E’ fondamentale considerare allora che non c’è spazio per bisogni educativi speciali se non c’è spazio per la considerazione della unicità di ciascuno studente. La didattica inclusiva è una didattica efficace per tutti gli alunni. I docenti hanno occasioni e opportunità per riflettere sul proprio modo di insegnare e di introdurre dei cambiamenti nel modo di organizzare le attività didattiche, attenti alle diversità e alle peculiarità di ciascuno alunno. Lo studente ha una sua idea di sé e del suo progetto di vita con la motivazione o meno di imparare una lingua.
Tutto ciò ha un alto valore etico e permette ai docenti di includere obiettivi che esulano dall’area linguistica ed entrano nell’area formativa, nell’interculturalità e nella socialità, proponendo interventi di adattamento, integrazione o ristrutturazione del percorso di educazione linguistica. La lingua è strumento di comunicazione e azione sociale, ma anche di pensiero, espressione, creatività e libertà. Lo studente con BiLS, attraverso un’idea di lingua che includa anche la dimensione culturale e di civiltà non solo quella utile per la semplice comunicazione, compenserà le difficoltà che potrà trovare negli aspetti linguistici o di civiltà di una determinata cultura linguistica. Più ampia è la visione di lingua, più facile sarà per lo studente poter potenziare aspetti non intaccati che possano compensare quelli che lo sono.
E’ proficuo mettere in atto un processo che permetta una migliore accessibilità glottodidattica e fornire ai docenti gli strumenti per analizzare i modelli e le pratiche di insegnamento linguistico, con la finalità di abbattere e individuare le possibili barriere linguistiche e implementare soluzioni per rafforzare l’apprendimento di tutti gli alunni. L’educazione richiede tempi lunghi, deve sviluppare forma mentis, non semplicemente impartire lezioni e trasferire nozioni, deve creare un metodo di osservazione e riflessione. Non scholae sed vitae.
Roberta Tardi.
Docente di lingue straniere, specializzata ed esperta nei processi di inclusione, esperto valutatore dei processi didattici, formatore di educazione linguistica e di linguaggi verbali e non verbali.
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